Il
Silenzio dell’Apprendista e il Comportamento nel Tempio
Silenzio
imposto
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In
Massoneria abbiamo appreso che il silenzio sia e vada
imposto all'Apprendista, per agevolare la sua assimilazione
dei principi e dei costumi che ci distinguono.
Un apprendimento lento e graduale attuato nell'osservazione
e nell'ascolto di Tavole e scambio di opinioni dei Fratelli
più anziani.
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Perché
l’Apprendista non può parlare?
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Perché
sa solo compitare.
Del resto, potrebbe egli parlare di cose che ancora non
conosce?
Se gli fosse consentito di parlare in tale ambito gli si
consentirebbe di fare solo inutile accademia.
In casi eccezionali, la parola può essergli concessa dal
M.V. SOLO in materie profane, per la sua conoscenza
specifica, ma MAI in materia iniziatica
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Il
silenzio del Libero Muratore
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Per
ogni Libero Muratore il silenzio consiste nell'astenersi dal
parlare inutilmente, per il semplice piacere
narcisistico di sentire la propria voce o di manifestare la
propria presenza, anche quando si è coscienti di non essere
in grado di aggiungere alcunché di rilevante alla
trattazione corrente.
Occorre però
aggiungere che quando pratichiamo l’esercizio del silenzio
dobbiamo intenderlo non solo come l’astenersi dal parlare,
ma soprattutto si tratta del silenzio del cuore, consistente
nel far tacere le passioni ed i giochi esasperati
dell'immaginazione.
Anche questo è un aspetto compreso nell'esclusione dei
metalli dal Tempio, requisito indispensabile per
l'instaurazione della sacralità rituale, ovvero per la
consacrazione dello stesso Tempio.
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Cos’è
il silenzio?
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Cos'è
dunque il silenzio?
Una semplice condizione ambientale che possiamo creare e
mantenere?
Oppure si tratta di una condizione surreale, simile a quella
descritta da certi professionisti subacquei arrivati a
descrivere stati d'animo sperimentati nel silenzio assoluto
degli abissi?
Quegli stati d'animo particolari definiti in successione con
termini come timore, paura, sgomento, quiete, calma,
distensione, contemplazione, riflessione e meditazione, per
culminare in esaltazione, una condizione simile alla
beatitudine se non addirittura alla felicità?
Un
antico proverbio cita che "A forza di tenere
aperta la bocca, si sono chiuse le orecchie", un
detto che nasconde una profonda verità.
Il
silenzio quindi è una tecnica che attraverso la
compressione dell’emotività fa maturare la riflessione e
facilita il conseguimento del dominio sui propri impulsi
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La
parola unisce e…… separa
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La
parola è il mezzo ordinario di comunicazione fra gli esseri
umani, è il veicolo d'ogni affetto che sottintende la
relazione analitica.
Proprio perché esprime e provoca questi affetti la parola,
certe parole, acquistano in particolari circostanze
significati particolari. Un valido psicanalista, Nacht,
ammonisce che "come la parola unisce accomunando gli
uomini, per l'inconscio dell'individuo può diventare quanto
separa più profondamente".
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Silenzio
dalla psicoanalisi
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Nell'analisi
psicoanalitica si è constatato che il silenzio non implica
assenza di comunicazione, in quanto può originare un tipo
primordiale, preverbale di comunicazione.
Perché un paziente sotto esame possa arrivare al silenzio,
occorre che l’analista lo anticipi in questa condizione,
perché bisogna instaurare un rapporto funzionale tra i due,
affinché si percepisca l'altro come parte, seppur separata,
della propria personalità, addirittura della propria
coscienza.
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Rinascita
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Si
crea dapprima il silenzio, che origina sensazioni
particolari, paragonabili allo stato di sonno, di inerzia,
simile forse allo stato di morte.
Si
è bersagliati ed oppressi dalla necessità di uscirne, per
cui il pensiero corre presto al desiderio della rinascita.
Ma rinascita implica aver prima subito la morte, o perlomeno
la perdita della coscienza, ovvero il decesso psicologico.
È proprio la psiche che rifiuta la morte.
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Eppure
l'intera natura è caratterizzata dalla rinascita, dal
morire pressoché quotidiano, come quotidiano è il
rinnovarsi delle cellule del corpo fisico.
È però psicologicamente che occorre essere disposti al
mutamento, sempre che non si voglia isterilire, vegetare,
invecchiare anzitempo o vivere comatosamente. Il mutamento
psicologico è molto più importante di quello fisico, tant'è
che suicida è colui che si uccide perché non sa morire
psicologicamente per poi ricostituirsi su basi rinnovate.
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Comunicazione
con l’oggetto
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È
nel crogiolo del silenzio del Terapeuta, nell'Atanor
alchemico, che la parola dell'Io cosciente si scopre come
fantasma, proiezione deformante della realtà. Qui si tratta
di rendersi interamente disponibili ad accogliere aspetti
profondi ed a fondersi con essi.
Uno stato di silenzio veramente realizzato stabilisce
comunicazione con l'oggetto del silenzio, attraverso il
contatto con il proprio Io interiore realizzato a livelli
profondi.
Questo può essere prodotto e realizzato con tecniche
particolari di rilassamento e concentrazione, che producono
un primo tangibile vantaggio costituito dalla possibilità di
vivere il sogno in stato di veglia, dall'immediatezza
della sua produzione, senza particolari elaborazioni e
distorsioni, in condizione di vigile concentrazione che
consente la pronta comprensione anche dei suoi aspetti più
arcani.
Ognuno di noi sa certo quanto sia importante approfondire la
comprensione della propria personalità. Se pensiamo che nel
sogno si vivono aspetti racchiudenti il lato psicotico della
personalità normale, si capirà meglio perché parlavo di
vantaggio.
Comunque questi aspetti, proprio perché sono considerati
normali, vengono tenuti dissociati, per cui possono portare
a vari stati di disagio.
Invece il sogno vissuto in stato di veglia porta ad un'ampia
integrazione di questi aspetti, con conseguenti benefici
morali e fisiologici.
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Comunicazione
verbale
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La
comunicazione verbale presuppone la dualità soggetto
oggetto.
Il bimbo ha potuto apprendere l'uso del linguaggio solo
riconoscendo il diverso da sé, entrando così in rapporto
con il mondo esterno. Da quel momento si è trovato a
sperimentare una molteplicità di desideri, che
rappresentano l'inseguimento illusorio dell'oggetto unico
identificato sotto apparenze diversificate, in quanto
annulla la separazione preesistente. È evidente che la
realtà esterna suscita un grande bisogno di possesso che il
mondo della molteplicità può solo in parte rinnovare senza
mai saziare.
Ciò che l'uomo vuole si trova però al di là di queste
molteplicità.
Egli
può trovare riposo solo dall'unione stretta con l'oggetto,
tanto da implicare una vera fusione con esso. Così
liberato dal bisogno di avere, grazie a quest'unione, trova
finalmente la quiete rappacificandosi nella gioia di essere.
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È
un grande bisogno di unione funzionale, ovviamente diretto
ad un ordine di conoscenza squisitamente spirituale, che
caratterizza i grandi mistici, i grandi iniziati, i Maestri
che conosciamo attraverso la storia e la Tradizione. Per cui
l'evangelica necessità del ritorno alla condizione
infantile per aver accesso al Regno dei Cieli, acquista
l'evidente significato di "fare silenzio, non
aver desideri, passando così dalla condizione d'avere a
quella di essere".
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Realizzare
il silenzio
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Realizzare
il silenzio non è né facile né infantile, specie nel
corso di questa nostra esistenza, satura di rumori di varia
natura, esterna ed interiore. Mentre non è facile la
soppressione di quelli esterni, risulta ancor più
difficoltosa l'eliminazione degli interni, dovuti a
sensazioni, sentimenti e pensieri.
Un esempio forse
banale ma significativo evidenziante questa difficoltà, è
noto a quanti abbiano sperimentato con successo la
concentrazione. Ci si accorge dapprima che il ronzio della
mosca come lo scricchiolio d'un mobile siano percepiti come
il rombo di un cannone. Al contrario piccoli ed
insignificanti pensieri ed emozioni acquistano
particolarmente grande importanza.
Per
conseguire il vero SILENZIO, che nulla ha da spartire con il
silenzio di chi tace perché ha la mente vuota o perché
teme di sbagliare, occorre sforzarsi di praticare, di
operare ogni giorno.
Se
parliamo non possiamo udire.
Bisogna far tacere le nostre voci, spogliarci dei pregiudizi
e trovare la capacità di ascoltare con mente e cuore
assolutamente liberi.
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Le
tecniche di concentrazione sono innumerevoli, ma la più
diffusa è certo quella Yoga. Infatti il termine sanscrito
Yoga significa unione, non solo con il divino, ma
integrazione con sé stessi, col proprio Io interiore,
ovvero con la nostra componente spirituale e creativa. Lo
Yoga distingue quattro diversi stati di coscienza:
1)
Stato di veglia
2) Stato di sogno
3) Stato di sonno profondo
4) Stato Turiya, che è l'unione dei primi tre.
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Parola=>
Comunicazione
Silenzio=>
Comunione
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A
parte le modalità e le difficoltà di realizzazione,
risulta evidente che ad ogni stato di coscienza corrisponde
un livello di silenzio. Quanto più si riesce a raggiungere
livelli di coscienza profondi, tanto più creativa diventa
la condizione di silenzio acquisita.
La parola crea comunicazione mentre il silenzio crea
comunione.
Evidente la differenza.
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Attività
passiva….
…che
diventa attiva
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Lo
stato di meditazione può essere definito condizione psico
fisiologica di attività passiva e di quiete creativa.
Non si tratta di una
definizione oscura o contraddittoria, trattandosi di una
parte della mente che viene mantenuta sospesa, in attesa
passiva del materiale che le perverrà da un'altra parte
che, in apparenza, costituisce la componente attiva. Solo
apparentemente però, poiché in realtà è proprio
l'atteggiamento di attesa che si dimostra in certo qual modo
attivo, stimolando l'emergere (passivo) ed il fluire del
materiale associativo.
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Equilibrio
fra stato di veglia e stato di sonno
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Il
vero silenzio ha come base questa contraddizione di opposti,
tipica dell'essere
umano, perché il semplice rilassamento porta
inevitabilmente al sonno.
Il voler restare svegli ad ogni costo fa perdurare lo stato
cosciente, non consentendo allo stato cosciente stesso di
arrivare al silenzio.
Il segreto sta nel saper oscillare continuamente tra uno
stato di veglia ed uno di sonno, fino a trovare un
equilibrio stabile tra le due opposte condizioni.
Analizzando lo sviluppo umano, si nota che esso non è altro
che un continuo progresso dal sonno. Da quello quasi
continuato del neonato si va verso un progressivo risveglio
della coscienza, alla crescita dell'Io corrisponde sempre
una diminuzione della necessità di dormire.
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Iniziato=
risvegliato
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L'iniziato
è anche definito risvegliato, perché ha la capacità
purtroppo poco sfruttata
di restare sempre sveglio, anche nel sonno, anche se questa
è una condizione essenzialmente diversa dal semplice essere
sveglio.
È un vero salto di
qualità, un vivere contemporaneamente a due livelli
diversi..
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Simboli
del silenzio
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Questa
necessità di equilibrio fra due opposti è stata espressa
nella Tradizione iniziatica con vari simboli.
Uno dei più conosciuti è il Caduceo ermetico,
rappresentazione grafica della teoria indù della Kundalini,
l'energia sessuale che, destata con opportuni esercizi,
risale lungo la colonna vertebrale lungo due opposti canali
che si incrociano nei centri sottili, appunto come il
caduceo
Altro
simbolo è costituito dall'Androgino ermetico,
dal Rebis di Basilio Valentino, in cui natura maschile e
femminile, positivo e negativo, materiale e spirituale, sono
perfettamente bilanciati.
Vi
è un ulteriore simbolo, forse ancor più semplice e noto.
In questo gli opposti sono graficamente rappresentati da due
segmenti che si incrociano,
§
uno orizzontale
esprimente la passività ed il materialismo (squadra) e
§
l'altro verticale
esprimente l'attività e la spiritualità (compasso).
Si tratta del simbolo della croce,
dai molteplici aspetti e significati, comunque ben noto a
tutte le scuole iniziatiche
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Acqua
di uno stagno
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La
psiche può essere paragonata alla superficie dell'acqua di
uno stagno. Quando non
è agitata si ha uno stato di quiete e di silenzio
interiore, il raggio della coscienza la può attraversare ed
illuminare in profondità. Al formarsi di un'onda il
movimento superficiale può formare un'immagine riflessa,
che può diventare più o meno chiara, più o meno
riconoscibile. Quanto più si riesce a raggiungere uno stato
di silenzio interiore, tanto maggiore sarà la limpidezza e
la possibilità di identificazione e di riconoscimento
dell'Io, anche se ovviamente talune reazioni restano
determinate da stimoli esterni.
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Silenzio
profondo
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Abituarsi
a tollerare l'immobilità ed il silenzio costituisce un modo
di liberarsi dall'impiego ripetitivo dei movimenti, del
linguaggio e del pensiero, diventando così più genuini e
liberi.
Il
senso di continuità della coscienza è tenacemente legata
alla continuità del pensiero, per cui ci sentiamo costretti
ad una continua agitazione mentale tale da garantirla.
I pensieri affluiscono alla mente senza sosta, in modo
disordinato, ed anche se ci sforziamo di ordinarli in modo
logico, restiamo sempre schiavi del pensiero. In realtà noi
non pensiamo ma siamo pensati.
Per porre rimedio
a questo stato di cose dobbiamo imporci di inserirci in
questo vuoto. È allora che cominceremo a sperimentare il
vero silenzio.
Con
ripetuti tentativi si riuscirà ad ampliare questo spazio e
acquisiremo esperienze davvero interessanti. Talune
condizioni di tipo mistico ed iniziatico sono ben diverse
anche se simili, nella sostanza, ad analoghe manifestazioni
psicotiche.
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Fusione
con la cosa contemplata
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Realizzando
di fatto la condizione di silenzio profondo, si può
raggiungere uno stato di regressione controllata, che
permette una fusione con la cosa contemplata, sia essa un
oggetto, un pensiero od un simbolo.
È un sistema
completamente diverso da quello scientifico, che presuppone
l'osservazione della cosa da parte di un soggetto totalmente
distaccato, e mai un fondersi tra i due.
Un rapporto fusionale consente la penetrazione dentro
l'oggetto, un guardarlo dall'interno. Per cui conoscere il
fiore è essere il fiore, fiorire come il fiore, godere
tanto del calore solare quanto dell'umidità della pioggia. Se
ciò avviene, il fiore ci parla, ci rivela i suoi segreti,
le sue gioie e le sue pene.
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Immobilità
spettatrice
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La
realizzazione di un simile stato di consapevolezza richiede
il mantenimento di buona parte di sé stessi in condizione
di immobilità spettatrice.
Una singolare utopia
sarebbe trasformata così in stato di forza dell'Io, tale da
consentire di tacere senza dormire, consentendoci di
trasformarci da normali individui separati in corpo ed
anima, materia e spirito, in un tutt'uno con l'universo.
Senza
dubbio persone amiche, ed ancor più esseri che si amano,
realizzando uno stato di silenzio possono raggiungere una
comprensione reciproca, un'armonia, una condizione di
piacere e di benessere ineguagliabile, incomprensibile da
parte di chi non lo abbia mai potuto sperimentare.
Appartenendo ad un ordine iniziatico prima o poi lo si
sperimenta.
In quel silenzio la distinzione tra me e te è annullata,
ogni cosa diventa unica con noi stessi, come una voce
interiore per cui la mia voce diventa la tua, e la tua è la
mia voce: è la Comunione.
La
Catena viene così realizzata come esaltazione del silenzio.
È la Catena d'Amore, l'unione che origina la Fede comune,
da cui scaturisce la Forza dà volontà e perseveranza per
conseguire le finalità che sono nostre dall'iniziazione. Una
Forza che non svanisce allo scioglimento della Catena perché
resta in noi, per aumentare le nostre energie che ci
consentiranno di vivere in simbiosi con ideali e principi
muratori il messaggio di vera Libertà, Uguaglianza e
Fraternità. Le virtù fondamentali per la costituzione di
un mondo migliore rappresentato dal Tempio dell'Umanità
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Se
il Silenzio imposto all’apprendista è parte integrante
del comportamento nel Tempio non dobbiamo scordare che
esistono tutta un’altra serie di doveri comuni ad ogni
massone di ogni grado
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Comportamento
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Per
ogni Libero Muratore esistono regole comportamentali profane
e rituali, che è doveroso rispettare se si intende
percorrere il cammino iniziatico.
Una
delle doti essenziali del Massone è rappresentata dalla
coerenza, applicata soprattutto nei confronti dei Doveri e
dei Principi fatti propri dal momento dell’Iniziazione.
Tra i principali doveri imposti al Libero Muratore vi é
l’assoluto ed incondizionato rispetto della Costituzione e
del Regolamento dell’Ordine, in cui sono elencate le
principali norme e regole istituzionali. Profanamente
l’Iniziato è tenuto a mantenere una condotta in linea
(coerenza) con i principi muratori, che pertanto debbono
trovare riscontro nel omportamento tenuto anche al di fuori
del Tempio, nel mondo profano.
Per quanto riguarda invece il Comportamento rituale, ogni
Massone (nessuno escluso) è tenuto ad osservare con la
massima diligenza una sorta di decalogo, ovvero:
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METALLI
|
·
1) lasciare fuori dal Tempio ogni metallo, durante la breve
pausa di riflessione imposta dal Maestro delle Cerimonie
nella Sala dei Passi Perduti.
Per metalli sono intesi i problemi, le ansie e le
turbolenze che caratterizzano la vita profana, nonché tutte
le passioni che dai metalli traggono origine. Solo in
tale condizione il Massone è in grado di partecipare
fattivamente ai Lavori architettonici;
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Squadratura
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·
2) squadrare ritualmente il Tempio, partendo sempre con il
piede sinistro e compiendo almeno un giro completo sui
quattro lati del pavimento a scacchi.
Occorre seguire un percorso rettilineo tra gli scacchi
bianchi e quelli neri, fermandosi ad ogni angolo con i piedi
a squadra, col piede sinistro rivolto verso il lato ancora
da percorrere, evitando andature troppo dinoccolate o
mantenere. Il senso di marcia all’apertura dei Lavori sarà
antiorario nel Rituale Simbolico, od orario secondo il
Rituale Emulation. Il senso della squadratura (detta anche
marcia od ambulazione) sarà invertito alla chiusura degli
stessi. Secondo alcuni studiosi, tale senso è legato alla
posizione dei tre candelieri a stelo lungo, dette Luci.
Il Tempio Massonico non è perennemente consacrato come
quello religioso, in
quanto la consacrazione viene effettuata dai fratelli ad
ogni Tornata. Per cui
all’apertura ognuno deve squadrare il Tempio in modo da
rivolgere la parte spirituale (v. Rebis) del corpo
(sinistra) verso le Luci, per trasmettervi la spiritualità
dote essenziale poi richiesta dal rituale di consacrazione
del Tempio stesso.
Alla chiusura la marcia sarà invertita, onde consentire ad
ognuno di portare con sé ed in sé l’essenza della
Sapienza, della Bellezza e della Forza creata nel corso dei
Lavori, secondo quanto auspicato dai tre Dignitari al loro
spegnimento;
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Postura
|
·
3) prendere compostamente posto tra le Colonne. Essere
composti in Tempio significa sedersi appoggiandosi allo
schienale, mantenendo quindi il busto in posizione pressoché
eretta. I piedi dovranno essere tenuti con i talloni
ravvicinati, le punte dei piedi aperte ad angolo retto, le
braccia abbandonate lungo il corpo e le gambe, fino alle
mani che saranno appoggiate sulle ginocchia (posizione di Ra).
A nessun Massone, per
quanto blasonato possa essere, è consentita l’assunzione
di posizioni diverse da quella sopra indicata;
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Parola
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·
4) prestare la massima attenzione al rituale ed agli
interventi, restando sempre agli ordini del Maestro
Venerabile, specie nell’uso della parola che dev’essere
"sempre"
richiesta. Bisogna
evitare di parlare con altri Fratelli, anche sottovoce, e
soprattutto bisogna lasciar liberamente parlare chi ha
ricevuto autorizzazione a farlo.
Essenziale è evitare atti od espressioni polemici o
provocatori nei confronti dei Fratelli.
Qualsiasi
azione che risulti al di fuori di quanto esposto è
contrario alla tradizione ed all’etica muratoria, e può
essere formalmente censurato sia dal Maestro Venerabile
(come dirigente dei Lavori) che dal primo Sorvegliante
(quale responsabile dell’Armonia della Loggia) che
dall’Oratore (in quanto Custode della Legge). Ogni
infrazione a questa regola può essere punita anche con
l’allontanamento dai Lavori;
|
Posizione
in piedi
|
·
5) ogni qual volta ci si alza in piedi, le posizioni da
assumere possono essere soltanto due: all’Ordine nel
grado, specie quando comandato dal Maestro Venerabile,
oppure di "Rispetto", con la mano destra
appoggiata all’altezza del cuore;
|
Proposte
tacite
|
·
6) nel Sacco delle Proposte Tacite vanno introdotte istanze,
richieste e proposte (di passaggio di Grado od aumento di
Salario); vanno consegnate con la mano destra, lato
maschile e della materia , ovvero della mente; e la mano va
visibilmente aperta dopo l’operazione, a dimostrazione che
nulla è stato tolto di quanto eventualmente deposto da
altri;
|
Tronco
della vedova
|
·
7) il Tronco della Vedova va onorato con la mano sinistra,
quella del cuore, il lato spirituale, ed al termine
dell’offerta non va mai aperta, dato che dal Tronco si può
anche prelevare se si è in stato di bisogno, una condizione
che non va certo ostentata;
|
Termine
lavori
|
·
8) al termine dei Lavori, il Massone lascia il proprio posto
per seguire il Maestro delle Cerimonie nella squadratura di
uscita dal Tempio;
|
Uscita
dal tempio
|
·
9) nella Sala dei Passi Perduti ognuno dovrà infine
attendere l’uscita dal Tempio dei Dignitari di Loggia,
mantenendo in silenzio la posizione di rispetto fino alla
concessione della libertà da parte del Maestro Venerabile.
|
Frequentazione
|
·
10) ogni Massone deve frequentare assiduamente le Tornate
di Loggia, un diritto-dovere inderogabile e fondamentale,
verso il quale il Governo
della Loggia non può comportarsi né con superficialità né
con eccessiva tolleranza.
Imperativo il dovere di giustificare anticipatamente al
Maestro Venerabile ogni forzata assenza, dettagliandone la
motivazione
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Deambulazione
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Gli
obiettivi sono essenzialmente quelli di tentare una
riflessione sui significati della deambulazione
“squadrata” all’interno del Tempio, le sue origini, se
è più ragionevole considerare la deambulazione sotto il
profilo “simbolico” oppure come un vero e proprio
“rituale” e, infine, sul tipo di orientamento,
“sinistro-centrico” o “destro-centrico”.
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Loggia:
luogo di riunione permanente
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Considerato
che soltanto a partire dai primi anni del 1700, la Loggia
(intesa come Tempio) diventa
il “luogo
di riunione dei liberi muratori, esclusivo e permanente”,
è plausibile ricercare il significato della deambulazione
nel percorso evolutivo del Tempio Massonico stesso?
|
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Vi
è testimonianza dell’esistenza di appositi locali di
istruzione degli apprendisti “muratori” fin dall’epoca
romana. Nel periodo
bizantino e fino all'alto medioevo l’insegnamento ai
giovani praticanti viene svolto in strutture adeguate,
utilizzate anche per le assemblee collegiali, ma durante il
periodo gotico “i
luoghi di dibattito e di istruzione per i maestri,
scalpellini e apprendisti”,tornano ad essere semplici baracche
precarieche
seguono la durata dei cantieri accanto cui sorgono.
A
partire dal 1717, come già accennato, viene avvertita
l’esigenza di dare un assetto organico ed uniforme alle
Logge-baracche.
Tale
ordine è raggiunto, progressivamente, con l’adozione dei
“Landmarks” dei “Doveri del Libero Muratore”.
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Orientamento
del tempio
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Ancor
oggi il Tempio continua ad essere orientato verso i quattro
punti cardinali. E’ circondato da colonne e non possiede
la volta. Le pareti s'innalzano verso il cielo stellato a
significare che il lavoro non è mai
terminato (perfetto), ma è sempre in fieri (perfettibile).
La reiterazione della costruzione lo rende indistruttibile e
porta in sé la promessa di avvenire.
Ed ancor oggi, la precarietà della loggia “operativa” rivive attraverso la deambulazione “squadrata”, richiamo ai
Landmarks, ed ai rituali di apertura e chiusura dei lavori.
Pertanto,
“…la
deambulazione non ha mera valenza cerimoniale, bensì
rituale e non può non venire praticata”
Si dovrebbe evitare di entrare nel Tempio alla
spicciolata.
C’è
di più.
Attraverso la deambulazione
“squadrata” oltre a ricostruire
il Tempio Massonico tracciamo
il personale Tempio Interiore (micro-cosmo),
così da creare, un’armonia universale ed una
comunicazione tra il nostro mondo interiore
(il micro-cosmo, appunto) e quello esterno della
natura e del cosmo (macro-cosmo).
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Orientamento
marcia
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Passiamo
adesso alla questione dell’orientamento della marcia nel
Tempio: sinistro-centrica o destrocentrica?
Nel tempo i due rituali si sono avvicendati.
La
destra rappresenta spesso il senso di “buon
auspicio”, di “cosa propizia”e, sotto alcuni
aspetti, è
considerata superiore alla sinistra (dal latino sinister
). E’ con la destra sul cuore che si pronunciano le
promesse, alla nostra destra facciamo sedere un’ospite
d’onore, è con la destra che stringiamo la mano agli
amici.
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Il
simbolismo della sinistra è meno chiaro. Se da una
parte evoca un senso di cattiva sorte (ad es. è di
malaugurio entrare in casa di altri con la sinistra), è con
il piede sinistro che l’Apprendista inizia la marcia nel
Tempio.
La
sinistra indica anche “passività”, “mancanza di
reazione”, proprio come impone lo status
dell’Apprendista il quale impara silente, ascoltando.
Nella
deambulazione “sinistro-centrica” la coincidenza
simbolica col movimento di rotazione terrestre, col suo
alternare notte-giorno, buio-luce, oltre a rappresentare un
reale esempio di rigenerazione quotidiana, fornisce lo
spunto per compiere simbolicamente una trasfigurazione
del Tempio da un Piano Terrestre ad un Piano Celeste e un
collegamento tra il micro-cosmo di ognuno di noi e
l’Universo.
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Da
questo punto di vista anche la marcia “destro-centrica”,
adottata dal 1997, esprime un movimento.
E’ quello “apparente” del Sole, l’astro che
è principio universale di vita, forza cosmica generatrice,
fonte di perenne energia.
Nell’universo non c’è “…nessun
altro caldo
né lume
…” .
Come
il Sole è principio universale di vita nel macro-cosmo, il
cuore è la sede della vita del micro-cosmo umano. Il cuore
rappresenta anche l’Amore, non tanto nella sua valenza
“passionale” quanto di “Tolleranza”, da intendersi
perciò, non come comprensione dovuta agli uomini bensì nei
confronti delle idee.
Dirigersi
verso il Sole evoca la fine di un percorso, quello di
rigenerazione interiore, che dal buio dell’ignoranza
conduce – con perseveranza, fiducia e coraggio –
alla luce “cosmica”, dove il Sole
né si leva né si posa, insomma dove
l’illuminazione è perenne.
Ma
per accettare la Luce e ciò che ne consegue è opportuno
essere pronti, occorre essere forti, perché come testimonia
Emily Dickinson : “Se
non avessi mai visto il sole, avrei sopportato l’ombra. Ma
la luce ha reso il mio deserto ancora più selvaggio”
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Francesco
Gerli
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