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MASSONERIA UNIVERSALE DI RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO


R. L. ANDREA DORIA
Sovrana all' Oriente di Genova
Libera Muratoria Universale

 

Il Silenzio dell’Apprendista e il Comportamento nel Tempio

Silenzio imposto

In Massoneria abbiamo appreso che il silenzio sia e vada imposto all'Apprendista, per agevolare la sua assimilazione dei principi e dei costumi che ci distinguono.
Un apprendimento lento e graduale attuato nell'osservazione e nell'ascolto di Tavole e scambio di opinioni dei Fratelli più anziani.

 

Perché l’Apprendista non può parlare?

Perché sa solo compitare.
Del resto, potrebbe egli parlare di cose che ancora non conosce?
Se gli fosse consentito di parlare in tale ambito gli si consentirebbe di fare solo inutile accademia.
In casi eccezionali, la parola può essergli concessa dal M.V. SOLO in materie profane, per la sua conoscenza specifica, ma MAI in materia iniziatica

 

Il silenzio del Libero Muratore

Per ogni Libero Muratore il silenzio consiste nell'astenersi dal parlare inutilmente, per il semplice piacere narcisistico di sentire la propria voce o di manifestare la propria presenza, anche quando si è coscienti di non essere in grado di aggiungere alcunché di rilevante alla trattazione corrente.
Occorre però aggiungere che quando pratichiamo l’esercizio del silenzio dobbiamo intenderlo non solo come l’astenersi dal parlare, ma soprattutto si tratta del silenzio del cuore, consistente nel far tacere le passioni ed i giochi esasperati dell'immaginazione.
Anche questo è un aspetto compreso nell'esclusione dei metalli dal Tempio, requisito indispensabile per l'instaurazione della sacralità rituale, ovvero per la consacrazione dello stesso Tempio.

 

Cos’è il silenzio?

Cos'è dunque il silenzio?
Una semplice condizione ambientale che possiamo creare e mantenere?
Oppure si tratta di una condizione surreale, simile a quella descritta da certi professionisti subacquei arrivati a descrivere stati d'animo sperimentati nel silenzio assoluto degli abissi?
Quegli stati d'animo particolari definiti in successione con termini come timore, paura, sgomento, quiete, calma, distensione, contemplazione, riflessione e meditazione, per culminare in esaltazione, una condizione simile alla beatitudine se non addirittura alla felicità?

Un antico proverbio cita che "A forza di tenere aperta la bocca, si sono chiuse le orecchie", un detto che nasconde una profonda verità.

Il silenzio quindi è una tecnica che attraverso la compressione dell’emotività fa maturare la riflessione e facilita il conseguimento del dominio sui propri impulsi

 

La parola unisce e…… separa

La parola è il mezzo ordinario di comunicazione fra gli esseri umani, è il veicolo d'ogni affetto che sottintende la relazione analitica.
Proprio perché esprime e provoca questi affetti la parola, certe parole, acquistano in particolari circostanze significati particolari. Un valido psicanalista, Nacht, ammonisce che "come la parola unisce accomunando gli uomini, per l'inconscio dell'individuo può diventare quanto separa più profondamente".

 

Silenzio dalla psicoanalisi

Nell'analisi psicoanalitica si è constatato che il silenzio non implica assenza di comunicazione, in quanto può originare un tipo primordiale, preverbale di comunicazione.
Perché un paziente sotto esame possa arrivare al silenzio, occorre che l’analista lo anticipi in questa condizione, perché bisogna instaurare un rapporto funzionale tra i due, affinché si percepisca l'altro come parte, seppur separata, della propria personalità, addirittura della propria coscienza.

 

Rinascita

Si crea dapprima il silenzio, che origina sensazioni particolari, paragonabili allo stato di sonno, di inerzia, simile forse allo stato di morte.

Si è bersagliati ed oppressi dalla necessità di uscirne, per cui il pensiero corre presto al desiderio della rinascita. Ma rinascita implica aver prima subito la morte, o perlomeno la perdita della coscienza, ovvero il decesso psicologico. È proprio la psiche che rifiuta la morte.

 

 

Eppure l'intera natura è caratterizzata dalla rinascita, dal morire pressoché quotidiano, come quotidiano è il rinnovarsi delle cellule del corpo fisico. È però psicologicamente che occorre essere disposti al mutamento, sempre che non si voglia isterilire, vegetare, invecchiare anzitempo o vivere comatosamente. Il mutamento psicologico è molto più importante di quello fisico, tant'è che suicida è colui che si uccide perché non sa morire psicologicamente per poi ricostituirsi su basi rinnovate.

 

Comunicazione con l’oggetto

È nel crogiolo del silenzio del Terapeuta, nell'Atanor alchemico, che la parola dell'Io cosciente si scopre come fantasma, proiezione deformante della realtà. Qui si tratta di rendersi interamente disponibili ad accogliere aspetti profondi ed a fondersi con essi.
Uno stato di silenzio veramente realizzato stabilisce comunicazione con l'oggetto del silenzio, attraverso il contatto con il proprio Io interiore realizzato a livelli profondi.
Questo può essere prodotto e realizzato con tecniche particolari di rilassamento e concentrazione, che producono un primo tangibile vantaggio costituito dalla possibilità di vivere il sogno in stato di veglia, dall'immediatezza della sua produzione, senza particolari elaborazioni e distorsioni, in condizione di vigile concentrazione che consente la pronta comprensione anche dei suoi aspetti più arcani.
Ognuno di noi sa certo quanto sia importante approfondire la comprensione della propria personalità. Se pensiamo che nel sogno si vivono aspetti racchiudenti il lato psicotico della personalità normale, si capirà meglio perché parlavo di vantaggio.
Comunque questi aspetti, proprio perché sono considerati normali, vengono tenuti dissociati, per cui possono portare a vari stati di disagio
. Invece il sogno vissuto in stato di veglia porta ad un'ampia integrazione di questi aspetti, con conseguenti benefici morali e fisiologici.

 

Comunicazione verbale

La comunicazione verbale presuppone la dualità soggetto oggetto.
Il bimbo ha potuto apprendere l'uso del linguaggio solo riconoscendo il diverso da sé, entrando così in rapporto con il mondo esterno. Da quel momento si è trovato a sperimentare una molteplicità di desideri, che rappresentano l'inseguimento illusorio dell'oggetto unico identificato sotto apparenze diversificate, in quanto annulla la separazione preesistente. È evidente che la realtà esterna suscita un grande bisogno di possesso che il mondo della molteplicità può solo in parte rinnovare senza mai saziare.
Ciò che l'uomo vuole si trova però al di là di queste molteplicità.

Egli può trovare riposo solo dall'unione stretta con l'oggetto, tanto da implicare una vera fusione con esso. Così liberato dal bisogno di avere, grazie a quest'unione, trova finalmente la quiete rappacificandosi nella gioia di essere.

 

 

È un grande bisogno di unione funzionale, ovviamente diretto ad un ordine di conoscenza squisitamente spirituale, che caratterizza i grandi mistici, i grandi iniziati, i Maestri che conosciamo attraverso la storia e la Tradizione. Per cui l'evangelica necessità del ritorno alla condizione infantile per aver accesso al Regno dei Cieli, acquista l'evidente significato di "fare silenzio, non aver desideri, passando così dalla condizione d'avere a quella di essere".

 

Realizzare il silenzio

Realizzare il silenzio non è né facile né infantile, specie nel corso di questa nostra esistenza, satura di rumori di varia natura, esterna ed interiore. Mentre non è facile la soppressione di quelli esterni, risulta ancor più difficoltosa l'eliminazione degli interni, dovuti a sensazioni, sentimenti e pensieri.
Un esempio forse banale ma significativo evidenziante questa difficoltà, è noto a quanti abbiano sperimentato con successo la concentrazione. Ci si accorge dapprima che il ronzio della mosca come lo scricchiolio d'un mobile siano percepiti come il rombo di un cannone. Al contrario piccoli ed insignificanti pensieri ed emozioni acquistano particolarmente grande importanza.

Per conseguire il vero SILENZIO, che nulla ha da spartire con il silenzio di chi tace perché ha la mente vuota o perché teme di sbagliare, occorre sforzarsi di praticare, di operare ogni giorno.

Se parliamo non possiamo udire. Bisogna far tacere le nostre voci, spogliarci dei pregiudizi e trovare la capacità di ascoltare con mente e cuore assolutamente liberi.

 

Le tecniche di concentrazione sono innumerevoli, ma la più diffusa è certo quella Yoga. Infatti il termine sanscrito Yoga significa unione, non solo con il divino, ma integrazione con sé stessi, col proprio Io interiore, ovvero con la nostra componente spirituale e creativa. Lo Yoga distingue quattro diversi stati di coscienza:

1) Stato di veglia
2) Stato di sogno
3) Stato di sonno profondo
4) Stato Turiya, che è l'unione dei primi tre.

 

Parola=>
Comunicazione

Silenzio=>
Comunione

A parte le modalità e le difficoltà di realizzazione, risulta evidente che ad ogni stato di coscienza corrisponde un livello di silenzio. Quanto più si riesce a raggiungere livelli di coscienza profondi, tanto più creativa diventa la condizione di silenzio acquisita.
La parola crea comunicazione mentre il silenzio crea comunione.
Evidente la differenza.

 

Attività passiva….

…che diventa attiva

Lo stato di meditazione può essere definito condizione psico fisiologica di attività passiva e di quiete creativa.
Non si tratta di una definizione oscura o contraddittoria, trattandosi di una parte della mente che viene mantenuta sospesa, in attesa passiva del materiale che le perverrà da un'altra parte che, in apparenza, costituisce la componente attiva. Solo apparentemente però, poiché in realtà è proprio l'atteggiamento di attesa che si dimostra in certo qual modo attivo, stimolando l'emergere (passivo) ed il fluire del materiale associativo.

 

Equilibrio fra stato di veglia e stato di sonno

Il vero silenzio ha come base questa contraddizione di opposti, tipica dell'essere umano, perché il semplice rilassamento porta inevitabilmente al sonno.
Il voler restare svegli ad ogni costo fa perdurare lo stato cosciente, non consentendo allo stato cosciente stesso di arrivare al silenzio.
Il segreto sta nel saper oscillare continuamente tra uno stato di veglia ed uno di sonno, fino a trovare un equilibrio stabile tra le due opposte condizioni.
Analizzando lo sviluppo umano, si nota che esso non è altro che un continuo progresso dal sonno. Da quello quasi continuato del neonato si va verso un progressivo risveglio della coscienza, alla crescita dell'Io corrisponde sempre una diminuzione della necessità di dormire.

 

Iniziato= risvegliato

L'iniziato è anche definito risvegliato, perché ha la capacità purtroppo poco  sfruttata di restare sempre sveglio, anche nel sonno, anche se questa è una condizione essenzialmente diversa dal semplice essere sveglio.
È un vero salto di qualità, un vivere contemporaneamente a due livelli diversi..

 

Simboli del silenzio

Questa necessità di equilibrio fra due opposti è stata espressa nella Tradizione iniziatica con vari simboli.
Uno dei più conosciuti è il Caduceo ermetico, rappresentazione grafica della teoria indù della Kundalini, l'energia sessuale che, destata con opportuni esercizi, risale lungo la colonna vertebrale lungo due opposti canali che si incrociano nei centri sottili, appunto come il caduceo

Altro simbolo è costituito dall'Androgino ermetico, dal Rebis di Basilio Valentino, in cui natura maschile e femminile, positivo e negativo, materiale e spirituale, sono perfettamente bilanciati.

Vi è un ulteriore simbolo, forse ancor più semplice e noto. In questo gli opposti sono graficamente rappresentati da due segmenti che si incrociano,

§                     uno orizzontale esprimente la passività ed il materialismo (squadra) e

§                     l'altro verticale esprimente l'attività e la spiritualità (compasso).

Si tratta del simbolo della croce
, dai molteplici aspetti e significati, comunque ben noto a tutte le scuole iniziatiche

Acqua di uno stagno

La psiche può essere paragonata alla superficie dell'acqua di uno stagno. Quando non è agitata si ha uno stato di quiete e di silenzio interiore, il raggio della coscienza la può attraversare ed illuminare in profondità. Al formarsi di un'onda il movimento superficiale può formare un'immagine riflessa, che può diventare più o meno chiara, più o meno riconoscibile. Quanto più si riesce a raggiungere uno stato di silenzio interiore, tanto maggiore sarà la limpidezza e la possibilità di identificazione e di riconoscimento dell'Io, anche se ovviamente talune reazioni restano determinate da stimoli esterni.

 

Silenzio profondo

Abituarsi a tollerare l'immobilità ed il silenzio costituisce un modo di liberarsi dall'impiego ripetitivo dei movimenti, del linguaggio e del pensiero, diventando così più genuini e liberi.

Il senso di continuità della coscienza è tenacemente legata alla continuità del pensiero, per cui ci sentiamo costretti ad una continua agitazione mentale tale da garantirla.
I pensieri affluiscono alla mente senza sosta, in modo disordinato, ed anche se ci sforziamo di ordinarli in modo logico, restiamo sempre schiavi del pensiero. In realtà noi non pensiamo ma siamo pensati.
Per porre rimedio a questo stato di cose dobbiamo imporci di inserirci in questo vuoto. È allora che cominceremo a sperimentare il vero silenzio.

Con ripetuti tentativi si riuscirà ad ampliare questo spazio e acquisiremo esperienze davvero interessanti. Talune condizioni di tipo mistico ed iniziatico sono ben diverse anche se simili, nella sostanza, ad analoghe manifestazioni psicotiche.

 

Fusione con la cosa contemplata

Realizzando di fatto la condizione di silenzio profondo, si può raggiungere uno stato di regressione controllata, che permette una fusione con la cosa contemplata, sia essa un oggetto, un pensiero od un simbolo.
È un sistema completamente diverso da quello scientifico, che presuppone l'osservazione della cosa da parte di un soggetto totalmente distaccato, e mai un fondersi tra i due.
Un rapporto fusionale consente la penetrazione dentro l'oggetto, un guardarlo dall'interno. Per cui conoscere il fiore è essere il fiore, fiorire come il fiore, godere tanto del calore solare quanto dell'umidità della pioggia. Se ciò avviene, il fiore ci parla, ci rivela i suoi segreti, le sue gioie e le sue pene.

 

Immobilità spettatrice

La realizzazione di un simile stato di consapevolezza richiede il mantenimento di buona parte di sé stessi in condizione di immobilità spettatrice.
Una singolare utopia sarebbe trasformata così in stato di forza dell'Io, tale da consentire di tacere senza dormire, consentendoci di trasformarci da normali individui separati in corpo ed anima, materia e spirito, in un tutt'uno con l'universo.

Senza dubbio persone amiche, ed ancor più esseri che si amano, realizzando uno stato di silenzio possono raggiungere una comprensione reciproca, un'armonia, una condizione di piacere e di benessere ineguagliabile, incomprensibile da parte di chi non lo abbia mai potuto sperimentare. Appartenendo ad un ordine iniziatico prima o poi lo si sperimenta.
In quel silenzio la distinzione tra me e te è annullata, ogni cosa diventa unica con noi stessi, come una voce interiore per cui la mia voce diventa la tua, e la tua è la mia voce: è la Comunione.

La Catena viene così realizzata come esaltazione del silenzio. È la Catena d'Amore, l'unione che origina la Fede comune, da cui scaturisce la Forza dà volontà e perseveranza per conseguire le finalità che sono nostre dall'iniziazione. Una Forza che non svanisce allo scioglimento della Catena perché resta in noi, per aumentare le nostre energie che ci consentiranno di vivere in simbiosi con ideali e principi muratori il messaggio di vera Libertà, Uguaglianza e Fraternità. Le virtù fondamentali per la costituzione di un mondo migliore rappresentato dal Tempio dell'Umanità

 

Se il Silenzio imposto all’apprendista è parte integrante del comportamento nel Tempio non dobbiamo scordare che esistono tutta un’altra serie di doveri comuni ad ogni massone di ogni grado

 

Comportamento

Per ogni Libero Muratore esistono regole comportamentali profane e rituali, che è doveroso rispettare se si intende percorrere il cammino iniziatico.

Una delle doti essenziali del Massone è rappresentata dalla coerenza, applicata soprattutto nei confronti dei Doveri e dei Principi fatti propri dal momento dell’Iniziazione. Tra i principali doveri imposti al Libero Muratore vi é l’assoluto ed incondizionato rispetto della Costituzione e del Regolamento dell’Ordine, in cui sono elencate le principali norme e regole istituzionali. Profanamente l’Iniziato è tenuto a mantenere una condotta in linea (coerenza) con i principi muratori, che pertanto debbono trovare riscontro nel omportamento tenuto anche al di fuori del Tempio, nel mondo profano.
Per quanto riguarda invece il Comportamento rituale, ogni Massone (nessuno escluso) è tenuto ad osservare con la massima diligenza una sorta di decalogo, ovvero

 

METALLI

· 1) lasciare fuori dal Tempio ogni metallo, durante la breve pausa di riflessione imposta dal Maestro delle Cerimonie nella Sala dei Passi Perduti.
Per metalli sono intesi i problemi, le ansie e le turbolenze che caratterizzano la vita profana, nonché tutte le passioni che dai metalli traggono origine. Solo in tale condizione il Massone è in grado di partecipare fattivamente ai Lavori architettonici; 

Squadratura

· 2) squadrare ritualmente il Tempio, partendo sempre con il piede sinistro e compiendo almeno un giro completo sui quattro lati del pavimento a scacchi.
Occorre seguire un percorso rettilineo tra gli scacchi bianchi e quelli neri, fermandosi ad ogni angolo con i piedi a squadra, col piede sinistro rivolto verso il lato ancora da percorrere, evitando andature troppo dinoccolate o mantenere. Il senso di marcia all’apertura dei Lavori sarà antiorario nel Rituale Simbolico, od orario secondo il Rituale Emulation. Il senso della squadratura (detta anche marcia od ambulazione) sarà invertito alla chiusura degli stessi. Secondo alcuni studiosi, tale senso è legato alla posizione dei tre candelieri a stelo lungo, dette Luci.
Il Tempio Massonico non è perennemente consacrato come quello religioso,
in quanto la consacrazione viene effettuata dai fratelli ad ogni Tornata. Per cui all’apertura ognuno deve squadrare il Tempio in modo da rivolgere la parte spirituale (v. Rebis) del corpo (sinistra) verso le Luci, per trasmettervi la spiritualità dote essenziale poi richiesta dal rituale di consacrazione del Tempio stesso. Alla chiusura la marcia sarà invertita, onde consentire ad ognuno di portare con sé ed in sé l’essenza della Sapienza, della Bellezza e della Forza creata nel corso dei Lavori, secondo quanto auspicato dai tre Dignitari al loro spegnimento; 

Postura

· 3) prendere compostamente posto tra le Colonne. Essere composti in Tempio significa sedersi appoggiandosi allo schienale, mantenendo quindi il busto in posizione pressoché eretta. I piedi dovranno essere tenuti con i talloni ravvicinati, le punte dei piedi aperte ad angolo retto, le braccia abbandonate lungo il corpo e le gambe, fino alle mani che saranno appoggiate sulle ginocchia (posizione di Ra).
A nessun Massone, per quanto blasonato possa essere, è consentita l’assunzione di posizioni diverse da quella sopra indicata; 

Parola

· 4) prestare la massima attenzione al rituale ed agli interventi, restando sempre agli ordini del Maestro Venerabile, specie nell’uso della parola che dev’essere "sempre" richiesta. Bisogna evitare di parlare con altri Fratelli, anche sottovoce, e soprattutto bisogna lasciar liberamente parlare chi ha ricevuto autorizzazione a farlo.
Essenziale è evitare atti od espressioni polemici o provocatori nei confronti dei Fratelli.
 Qualsiasi azione che risulti al di fuori di quanto esposto è contrario alla tradizione ed all’etica muratoria, e può essere formalmente censurato sia dal Maestro Venerabile (come dirigente dei Lavori) che dal primo Sorvegliante (quale responsabile dell’Armonia della Loggia) che dall’Oratore (in quanto Custode della Legge). Ogni infrazione a questa regola può essere punita anche con l’allontanamento dai Lavori; 

Posizione in piedi

· 5) ogni qual volta ci si alza in piedi, le posizioni da assumere possono essere soltanto due: all’Ordine nel grado, specie quando comandato dal Maestro Venerabile, oppure di "Rispetto", con la mano destra appoggiata all’altezza del cuore; 

Proposte tacite

· 6) nel Sacco delle Proposte Tacite vanno introdotte istanze, richieste e proposte (di passaggio di Grado od aumento di Salario); vanno consegnate con la mano destra, lato maschile e della materia , ovvero della mente; e la mano va visibilmente aperta dopo l’operazione, a dimostrazione che nulla è stato tolto di quanto eventualmente deposto da altri; 

Tronco della vedova

· 7) il Tronco della Vedova va onorato con la mano sinistra, quella del cuore, il lato spirituale, ed al termine dell’offerta non va mai aperta, dato che dal Tronco si può anche prelevare se si è in stato di bisogno, una condizione che non va certo ostentata; 

Termine lavori

· 8) al termine dei Lavori, il Massone lascia il proprio posto per seguire il Maestro delle Cerimonie nella squadratura di uscita dal Tempio; 

Uscita dal tempio

· 9) nella Sala dei Passi Perduti ognuno dovrà infine attendere l’uscita dal Tempio dei Dignitari di Loggia, mantenendo in silenzio la posizione di rispetto fino alla concessione della libertà da parte del Maestro Venerabile. 

Frequentazione

· 10) ogni Massone deve frequentare assiduamente le Tornate di Loggia, un diritto-dovere inderogabile e fondamentale, verso il quale il Governo della Loggia non può comportarsi né con superficialità né con eccessiva tolleranza. Imperativo il dovere di giustificare anticipatamente al Maestro Venerabile ogni forzata assenza, dettagliandone la motivazione

 

Deambulazione

Gli obiettivi sono essenzialmente quelli di tentare una riflessione sui significati della deambulazione “squadrata” all’interno del Tempio, le sue origini, se è più ragionevole considerare la deambulazione sotto il profilo “simbolico” oppure come un vero e proprio “rituale” e, infine, sul tipo di orientamento, “sinistro-centrico” o “destro-centrico”.

 

Loggia: luogo di riunione permanente

Considerato che soltanto a partire dai primi anni del 1700, la Loggia (intesa come Tempio)  diventa il “luogo di riunione dei liberi muratori, esclusivo e permanente, è plausibile ricercare il significato della deambulazione nel percorso evolutivo del Tempio Massonico stesso?

 

 

Vi è testimonianza dell’esistenza di appositi locali di istruzione degli apprendisti “muratori” fin dall’epoca romana. Nel periodo bizantino e fino all'alto medioevo l’insegnamento ai giovani praticanti viene svolto in strutture adeguate, utilizzate anche per le assemblee collegiali, ma durante il periodo goticoi luoghi di dibattito e di istruzione per i maestri, scalpellini e apprendisti, tornano ad essere semplici baracche precarie che seguono la durata dei cantieri  accanto cui sorgono.

A partire dal 1717, come già accennato, viene avvertita l’esigenza di dare un assetto organico ed uniforme alle Logge-baracche.  

Tale ordine è raggiunto, progressivamente, con l’adozione dei “Landmarks” dei “Doveri del Libero Muratore”.

 

Orientamento del tempio

Ancor oggi il Tempio continua ad essere orientato verso i quattro punti cardinali. E’ circondato da colonne e non possiede la volta. Le pareti s'innalzano verso il cielo stellato a significare che il lavoro non è mai terminato (perfetto), ma è sempre in fieri (perfettibile). La reiterazione della costruzione lo rende indistruttibile e porta in sé la promessa di avvenire.

Ed ancor oggi, la precarietà della loggia “operativa” rivive attraverso la deambulazione “squadrata”, richiamo ai Landmarks, ed ai rituali di apertura e chiusura dei lavori.

Pertanto, “…la deambulazione non ha mera valenza cerimoniale, bensì rituale e non può non venire praticata  Si dovrebbe evitare di entrare nel Tempio alla spicciolata.

C’è di più.
Attraverso la deambulazione “squadrata” oltre a ricostruire il Tempio Massonico tracciamo il personale Tempio Interiore (micro-cosmo), così da creare, un’armonia universale ed una comunicazione tra il nostro mondo interiore  (il micro-cosmo, appunto) e quello esterno della natura e del cosmo (macro-cosmo).

 

Orientamento marcia

Passiamo adesso alla questione dell’orientamento della marcia nel Tempio: sinistro-centrica o destrocentrica?  Nel tempo i due rituali si sono avvicendati.

La destra rappresenta spesso il senso di “buon auspicio”, di “cosa propizia” e, sotto alcuni aspetti,  è considerata superiore alla sinistra (dal latino sinister ). E’ con la destra sul cuore che si pronunciano le promesse, alla nostra destra facciamo sedere un’ospite d’onore, è con la destra che stringiamo la mano agli amici.

 

 

Il simbolismo della sinistra è meno chiaro. Se da una parte evoca un senso di cattiva sorte (ad es. è di malaugurio entrare in casa di altri con la sinistra), è con il piede sinistro che l’Apprendista inizia la marcia nel Tempio. 

La sinistra indica anche “passività”, “mancanza di reazione”, proprio come impone lo status dell’Apprendista il quale impara silente, ascoltando.

Nella deambulazione “sinistro-centrica” la coincidenza simbolica col movimento di rotazione terrestre, col suo alternare notte-giorno, buio-luce, oltre a rappresentare un reale esempio di rigenerazione quotidiana, fornisce lo spunto per compiere simbolicamente una trasfigurazione del Tempio da un Piano Terrestre ad un Piano Celeste e un collegamento tra il micro-cosmo di ognuno di noi e l’Universo.

 

 

Da questo punto di vista anche la marcia “destro-centrica”, adottata dal 1997, esprime un movimento.
E’ quello “apparente” del Sole, l’astro che è principio universale di vita, forza cosmica generatrice, fonte di perenne energia.  Nell’universo  non c’è
“…nessun  altro  caldo    lume …” .

Come il Sole è principio universale di vita nel macro-cosmo, il cuore è la sede della vita del micro-cosmo umano. Il cuore rappresenta anche l’Amore, non tanto nella sua valenza “passionale” quanto di “Tolleranza”, da intendersi perciò, non come comprensione dovuta agli uomini bensì nei confronti delle idee.

Dirigersi verso il Sole evoca la fine di un percorso, quello di rigenerazione interiore, che dal buio dell’ignoranza  conduce – con perseveranza, fiducia e coraggio – alla luce “cosmica”, dove il Sole  né si leva né si posa, insomma dove l’illuminazione è perenne.

Ma per accettare la Luce e ciò che ne consegue è opportuno essere pronti, occorre essere forti, perché come testimonia Emily Dickinson : Se non avessi mai visto il sole, avrei sopportato l’ombra. Ma la luce ha reso il mio deserto ancora più selvaggio

 

                     

 

 Francesco Gerli

   


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